Come faranno e cosa stanno già facendo i partiti per chiedere ai cittadini sostegno economico? Quali sono le condizioni affinché il fundraising politico abbia successo in Italia? Le risposte nel libro di Raffele Picilli e Marina Ripoli
Giugno 2013-giugno 2014: ad un anno dall’annuncio dell’ex-premier Enrico Letta del primo ddl sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e a distanza di 3 mesi dall’emanazione della Legge in materia, Competere.EU – il think tank nato per elaborare e implementare politiche e pratiche per lo sviluppo sostenibile – presenta il primo libro della Collana realizzata con Rubbettino Editore “Fundraising e Comunicazione per la Politica”.
Il volume di Raffaele Picilli e Marina Ripoli, che si apre con l’introduzione del Segretario Generale di Competere.EU Roberto Race, dimostra come oggi ilfundraising sia un’attività strategica per i partiti e diventi vitale per la sostenibilità finanziaria di un progetto politico data la progressiva riduzione dei rimborsi elettorali entro il 2017 e la sostituzione di questi ultimi con un sistema indiretto di finanziamento basato sul 2 per mille e sui contributi agevolati.
“Oggi i partiti politici – dichiarano il Presidente di Competere.EU Pietro Paganini e il Segretario Generale Roberto Race – devono impegnarsi per rappresentare una valida ‘opzione di investimento’ nei confronti degli elettori, e devono perciò necessariamente riacquistare credibilità parlando il linguaggio della trasparenza, nella costruzione del consenso e nella raccolta delle risorse finanziarie utili a sostenere un progetto politico”. “Il fundraising politico non è pura e semplice raccolta fondi – dichiara il fundraiser Raffaele Picilli, coordinatore del Dipartimento sul fundraising di Competere.EU – poiché aggregando e coinvolgendo sostenitori, garantendo la fidelizzazione dei donatori/elettori, esso permette a partiti e movimenti politici di contare su basi solide e su un radicamento reale nella società. Nei partiti italiani però – prosegue Raffele Picilli – spesso manca formazione, mancano figure professionali, mancano codici etici, manca la voglia di cambiare. Mentre in Europa e negli Stati Uniti il fundraising fa spesso la differenza tra essere eletti e restare a casa”.
“Parallelamente allo svolgimento della campagna elettorale per le Europee – dichiara Marina Ripoli, esperta di comunicazione politica e fellow di Competere.EU – abbiamo visto i primi segnali di conversione della comunicazione dei principali partiti italiani verso uno scenario di raccolta fondi permanente. Non è però possibile – continua Marina Ripoli – realizzare con successo un’operazione di fundraising politico se non si recupera credibilità e fiducia agli occhi dei cittadini. Cosa non semplice, se non si agisce anche dal punto di vista della comunicazione incidendo sulla relazione tra governanti e governati, ricostruendo quel patto fiduciario oramai debole e svilito alla base della nostra democrazia”.
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