L’ispirazione esiste, ma ci deve trovare già all’opera ( Pablo Picasso ).
Pina Amarelli, Cavaliere del Lavoro, Ufficiale dell’O.M.R.I., Cittadina Onoraria di Rossano, è presidente della Amarelli. Avvocato, giornalista pubblicista e Vice-Presidente di “Les Hénokiens”. E’ Presente in diversi CdA (Sole 24h, Università L’Orientale di Napoli, Touring Club Italiano, ecc.) e presiede gli Organismi di Vigilanza, ex D. Lgs. 231/2001, del Touring e dell’Azienda Napoletana Mobilità SpA. E’ nel Direttivo del Comitato Leonardo e di Museimpresa, è stata nel CdA della Banca Popolare dell’Emilia Romagna ed è tuttora nell’OdV di Bper Services; è nel Gruppo Tecnico Cultura e Sviluppo di Confindustria con delega per il Turismo Industriale, nell’AIDAF, nell’Accademia dei Georgofili, nell’ICOM e in Europa Nostra.
D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. Mi ritengo molto fortunata, perché da quando sono nata ho avuto sempre la certezza di avere le ali! A proposito di volare, immagino l’innovatore come chi vola alto sia per scoprire e raggiungere nuovi orizzonti sia per saper guardare e valutare, alla giusta distanza, la realtà che lo circonda. Al momento opportuno si posa a terra, per riflettere, riprendere le forze e attendere il momento per planare, ben sapendo che c’è un tempo per volare e affrontare il futuro ma c’è anche un tempo per contemplare e ripensare al passato.
D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. Non c’è dubbio che sia l’innovazione che si proietta in avanti senza perdere le sue radici. Il progresso scientifico, l’era del digitale, l’affinamento delle conoscenze in ogni campo hanno totalmente cambiato la nostra vita e ci portano verso mete che sembravano assolutamente impossibili, ma questa corsa senza fine deve essere bilanciata da seri ancoraggi all’etica, ai valori e alla storia.
D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Leader è chi sa governare processi molto complessi con autorevolezza e competenza ma anche con un poco di leggerezza. Un vero leader deve saper coinvolgere con naturalezza, soprattutto con il suo credere nei progetti e viverli, suscitando quella che ora si chiama “generatività sociale”, cioè la capacità di suscitare reazioni positive impegnandosi in tre aree fondamentali: imprenditorialità, inter-generazionalità , esemplarità.
D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Porto indelebile l’impronta di tutta la mia famiglia, iniziando dai miei nonni e arrivando cinquant’anni fa a quello che ancora oggi è mio marito e poi figli e nipotine che, con la loro freschezza, mi danno sempre una ventata di giovinezza. Devo tanto anche all’educazione ricevuta, prima fra tutti alla mia maestra unica di cinque anni di scuola elementare, che credeva moltissimo nelle mie capacità.
D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. La mia più grande speranza è al risveglio, ogni giorno, quando immagino che il giorno che ho davanti è un dono che devo valorizzare più di quanto non abbia fatto il precedente. Paure cerco di non averne ma senza spavalderia, cercando di controllarle per non esserne soggiogata.
D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Il mio progetto è innanzitutto quello della mia vita, dove il lavoro è parte integrante e inscindibile del mio tutto. Spero sempre, malgrado l’età, di avere nuove occasioni, affrontare altre sfide, raggiungere altri traguardi e non smettere mai di volare fin quando ne avrò la capacità.
D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
R. Un sorriso, specie se è di un bambino, un raggio di sole, un battito di ali mi emozionano sempre. Non sopporto il disprezzo di quanto si ha, il cupio dissolvi, la mancanza di progettualità.
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