Come recitava “L’uomo dei sogni” i realisti sanno dove stanno andando, i sognatori ci sono già. Secondo Davide Canavesio senza l’ambizione di vivere i propri sogni molti imprenditori non avrebbero mai intrapreso la strada per realizzare percorsi di sviluppo aziendali o industriali. Tuttavia sanno anche essere realisti, pragmatici, studiosi e orientati al risultato.
Davide Canavesio è un sostenitore dello sviluppo, a tutti i livelli: imprenditoriale, sociale ed economico. Attualmente è amministratore delegato di Environment Park e TNE, due società partecipate torinesi alle quali sta portando il contributo di un’esperienza internazionale, ma con le radici nel territorio.
La commistione di locale e globale lo caratterizza da sempre: dalla prima consulenza presso le Nazioni Unite a Nairobi, alla prima azienda torinese, dagli studi all’Università di Torino e alla Kennedy School of Government di Harvard alla società di famiglia, trasformata in una multinazionale oggi nella sfera delle quotate al Nasdaq di New York.
È impegnato da sempre in Confindustria, dove è stato Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Torino e tra gli ideatori del primo G8 e G20 dei Giovani Imprenditori.
È parte attiva dello sviluppo del territorio con incarichi di diverso tipo. È stato leader della Commissione Sviluppo Economico Locale di ‘Torino Strategica’, per la quale ha presentato il piano strategico di Torino Metropoli fino al 2025. Inoltre è stato Consigliere del Comitato Territoriale del Credito Piemontese e, membro del Comitato di Territorio di UniCredit. È socio fondatore dell’associazione GammaDonna e membro dell’Advisory Board di Economia Italiana di UniCredit. È fondatore e presidente dell’Associazione Nexto.
È inoltre professore di Corporate Finance all’Università di Torino, Dipartimento di Scienze economico-sociali e matematico-statistiche.
D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. Un innovatore è chi fonde in sé lo spirito del centometrista con quello del maratoneta. Come il centometrista è colui ha lo spunto, ovvero l’idea brillante e geniale, cosa che capita a tanti nella vita. Ma come il maratoneta, e questo è più raro, ha le energie per andare lontano e che fa in modo che quell’idea brillante si trasformi in realtà. Lo fa consapevole delle difficoltà che ci saranno e della fatica che richiederà. Avrà sempre una soluzione evolutiva, poiché l’innovatore si caratterizza anche per una forte tensione alla resilienza, con la quale sa riorganizzarsi positivamente davanti ad un ostacolo e vedere le opportunità dove altri vedono un blocco.
D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. Credo che non si tratti di una singola innovazione, come ad esempio la stampa 3D o la artificial intelligence. La vera innovazione che cambierà il mondo è in realtà tutta la tecnologia, intesa come insieme generale. Veniamo da un paio di secoli in cui le invenzioni si sono succedute con un’accelerazione impressionante e hanno mutato la quotidianità di tutti, ma ciò che ci aspetta nei prossimi anni è una ‘rivoluzione’, che stiamo ancora cercando di mettere a fuoco. Mai come nei prossimi anni la tecnologia avrà un impatto devastante, in tutti i sensi. Devastante e profondo. Cambierà tutto il mondo. Dobbiamo esserne coscienti e prestare molta attenzione nel comprendere il più in fretta possibile a cosa servirà tutta la tecnologia che si sta sviluppando. Da imprenditore penso innanzitutto al lavoro, tema centrale di questi anni, e credo che la tecnologia ci imponga di impostare con serietà un percorso di ‘buon compromesso’ tra la riduzione dei posti di lavoro, che la tecnologia porterà, e una migliore qualità della vita per tutti.
D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Un po’ come per l’innovatore, anche il leader deve essere in grado di sprigionare la stessa forza sia momento di avvio, sia nel percorso che l’organizzazione affronta. All’inizio il leader è quello che sa dare la spinta all’organizzazione perché questa prenda vita e si strutturi. Poi deve guidarla con intelligenza, leading by example. Deve tenere la barra dritta e deve saper vedere e interpretare i cambiamenti, i mutamenti e le esigenze affinché ci sia un costante dialogo tra il leader e l’organizzazione.
D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Le persone in realtà sono due e il segno lo lasciano ancora, tutti i giorni. Uno è mio padre, che mi ha insegnato non solo la fatica, ma soprattutto la costanza e la serietà del lavoro. L’altra è mia madre, che mi ha insegnato i valori del lavoro e della famiglia.
D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. Paura e speranza sono le due facce della stessa medaglia. Ma preferisco ribaltare la sequenza. La mia più grande speranza è quella di usare bene il mio tempo per me e per gli altri, per provare a incidere e creare sviluppo intorno a noi. La paura è quella che il tempo sia troppo poco e la vita passi troppo rapidamente, perché questa incisione abbia una portata sufficiente per migliorare lo spazio in cui viviamo.
D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Attualmente sto provando a fare l’amministratore pubblico nelle società partecipate, portandovi uno spirito imprenditoriale genuino. L’obiettivo è rendere le partecipate più efficienti, secondo la mission statutaria che hanno, e di renderle soggetti utili allo sviluppo del territorio. In questi anni sono molto impegnato proprio sullo sviluppo del territorio, e non solo attraverso le partecipate; è un tema che mi appassiona molto. Per quanto riguarda il futuro, i miei progetti sono orientati più al settore privato imprenditoriale, ma sempre con un occhio molto attento a ciò che ci circonda e agli ambiti che possono portare sviluppi positivi di lavoro e benessere per tutti.
D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
R. Sempre più spesso sono i gesti e i sentimenti impulsivi a farmi sia emozionare sia arrabbiare. Porto un esempio: qualche giorno fa la mia attenzione è stata catturata da un signore anziano, che passando per strada ha raccolto la carta gettata dal finestrino di un’auto in corsa. L’ha fatto con grande serenità, senza commenti o lamentele, ma semplicemente da cittadino che mette a posto qualcosa che gli sta a cuore. Quello che mi fa arrabbiare è la persona che era in auto e ha gettato la carta, dimostrando totale disinteresse per la città in cui tuttavia vive e di cui probabilmente si lamenta ad ogni occasione.
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