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Gianmarco Taccaliti: a cambiare il mondo sarà l’ecosostenibilità

A “chi ha creduto e crederà in me”. È il ringraziamento della tesi di Laurea di Gianmarco Taccaliti.
Nato nel 1979 ad Ancona, si è laureato in Marketing presso l’Università di Urbino nel 2004. Sposato con Valentina, due figli maschi, il suo percorso professionale inizia nel 2004, presso la camiceria di famiglia, occupandosi fin da subito dei mercati esteri. In particolare si è occupato della penetrazione commerciale nei mercati Usa, Giappone e Russia. Successivamente si dedica all’ampliamento del servizio su misura, progettando e sviluppando nuovi processi produttivi in grado di garantire alti volumi di produzione con tempi di consegna ridotti. Nel 2015 sviluppa e lancia il progetto di Apposta con Gianluca Mei.
“Sin da piccolo”, spiega, “avevo in mente chiaramente quello che avrei voluto fare da ‘grande’ e i problemi che avrei incontrato. Ero infatti consapevole che essere la quarta generazione di una famiglia che da oltre un secolo produce camicie mi avrebbe dato sicuramente facile accesso ad una ottima ‘palestra’ professionale, ma anche messo di fronte alla necessità di confrontarmi con le resistenze della vecchia gestione. I cambiamenti in qualsiasi azienda di matrice familiare sono spesso guardati con diffidenza se non addirittura accompagnati da reticenza, ma sono necessari. Apposta è un progetto infatti nato al di fuori della Camiceria, abbracciando un ambiente totalmente incline alle novità e al cambiamento quotidiano. Basta pensare quanto la vendita online rende tutto più dinamico e veloce rispetto alla classica vendita tramite agenti e fiere a negozi specializzati. Sicuramente i primi anni non sono stati facili, sempre guardato a vista in attesa di errori o cedimenti, anche per il tempo dedicato al nuovo progetto. Poi i crescenti numeri delle camicie vendute, i numerosi clienti e i primi riconoscimenti hanno fatto cambiare la percezione del nuovo business. Oggi, a distanza di qualche anno, posso dire che il clima è completamente cambiato e che Apposta è la naturale evoluzione di un business iniziato oltre 100 anni fa”.

Chi è un innovatore per te? Perché?
Ogni persona che ragiona fuori dagli schemi divenendo portatore di cambiamento. E il cambiamento può essere innescato da un manager come da un operaio, perché innovare non significa necessariamente inventare qualcosa di rivoluzionario, ma anche semplicemente risolvere un problema complesso o proporre la revisione di un processo in grado di apportare un miglioramento andando oltre gli schemi consolidati. L’innovatore è prima un coraggioso e un curioso che un visionario.

Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
Ne servirebbero molte di innovazioni e non ne mancheranno, ma credo che le più rivoluzionarie saranno quelle nell’area dell’ecosostenibilità a cominciare da quelle che annulleranno l’impatto inquinante di sostanze come la plastica. Il mondo sarà sempre più automatizzato e intelligente, ma non potremo più prescindere dagli impatti che le nostre scelte e i nostri comportamenti hanno sull’ambiente, e l’innovazione sarà centrale. Questo imporrà anche profondi cambiamenti nei processi con i quali le aziende producono, distribuiscono, riciclano e riutilizzano. Lo vediamo già oggi.

Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
Il leader è colui che decide la rotta, che prende le decisioni collaborando e guidando una squadra. Deve in altre parole saper decidere e nello stesso tempo saper coinvolgere e ascoltare e deve avere anche la capacità di essere riconosciuto dal suo team per le sue capacità di guida. Il tempo del capo decisionista “top down” è finito, se mai è esistito.

Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
Sono molte le figure imprenditoriali e manageriali alle quali ho guardato nelle diverse tappe del mio percorso professionale.
Per anni ho frequentato Confindustria, sia a livello provinciale che regionale, ricoprendo diversi ruoli di rappresentanza. In quell’ambiente ho potuto conoscere tanti imprenditori, ma anche manager, molti con una peculiarità e una storia da raccontare. Persone appassionate del proprio lavoro e territorio, che hanno rappresentato per me idee da cogliere e esempi da seguire.
Ma, chi ha inciso sulla mia vita è sicuramente mia moglie: ha sempre creduto in me supportandomi e consigliandomi anche nelle scelte professionali, non sempre facili.

La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
La mia più grande paura è non raggiungere l’obiettivo per cui mi sono trasferito a Londra. Alcuni anni fa ho deciso di lavorare all’estero e fare quindi il pendolare su e giù per l’Europa. Il tempo non dedicato alla famiglia è il prezzo che pago per questa scelta, ma è anche il primo stimolo a raggiungere i traguardi che mi sono dato, non riuscirci è una opzione che mi rifiuto praticamente di prendere in considerazione. La speranza è che proprio questa mia scelta di trasferimento aiuti i miei figli a non sentirsi legati al paese dove sono cresciuti e a valutare al contrario con mente aperta tutte le opportunità che il mondo potrà offrire.

Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
Insieme a Gianluca Mei stiamo facendo crescere un’azienda innovativa, Apposta, ecommerce interattivo di camicie Made in Italy su misura. Un progetto che ci ha visto impegnati a offrire grande facilità di interazione, ampissima offerta di tessuti e di opzioni, alto livello di servizio andando a ridisegnare con il digitale la tradizionale filiera della produzione manifatturiera tessile per renderne attuale il grande valore, proponendo nello stesso tempo un modello produttivo etico e sostenibile. Una sfida impegnativa e ambiziosa, ma i risultati ci dicono che siamo sulla strada giusta per diventare l’azienda di riferimento in quel settore. Un grande stimolo a non fermarci.

La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
Mi fa emozionare leggere di Apposta su giornali e mi fanno emozionare le oltre 2000 recensioni positive dei nostri clienti. Mi fa arrabbiare chi non ascolta e soprattutto non accetta di cambiare e rimane immobile sulle proprie scelte. Probabilmente ho sempre avuto l’attitudine a vedere il problema come un’occasione per migliorare e non un ostacolo alla mia routine quotidiana e un pericolo alla mia comfort zone, questo mi ha aiutato a vedere nell’ecommerce un’opportunità e non un nemico.

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