E se avesse ragione Giuliano Amato quando dice: “Il debito totale è di 30.000 euro a testa. Abbatterne un terzo (10.000 euro) da parte dei più ricchi, aprirebbe la via alla crescita…”
Segnalo il suo intervento uscito al convegno promosso dalle Nuove Ragioni del Socialismo, la rivista diretta da Emanuele Macaluso, e dalla Ebert Stiftung, la fondazione della socialdemocrazia tedesca sui “Socialdemocratici nell’Europa in crisi”.) Di seguito l’articolo uscito sulla newsletter di Critica Sociale.
“L’Italia dice di non aver bisogno di essere garantita, ed è vero perchè ha un alto risparmio ed un basso debito privato. Cosa vuol dire? Che in qualche modo l’Italia è in grado di pagarsi il debito, c’è liquidità. E perchè non comincia a ripagarlo, visto che ha tutto questo risparmio e così poco debito privato? L’Istat ha detto che il nostro debito totale ammonta a circa 30.000 euro per italiano. Non è così gigantesco. Un terzo di questo debito abbattuto metterebbe l’Italia in una zona di assoluta sicurezza. Un terzo significa, probabilmente, imporre ad un terzo degli italiani, teoricamente, di pagare un terzo dei 30.000. E’ così spaventoso spalmare tra chi ha di più, rispetto a chi ha di meno 10.000 euro, per risolvere un problema nazionale che si dichiara così grave? Nessuno, nemmeno la sinistra ha il coraggio di sostenere una simile proposta”.
Lo ha detto Giuliano Amato nel corso del convegno promosso dalle Nuove Ragioni del Socialismo, la rivista diretta da Emanuele Macaluso, e dalla Ebert Stiftung, la fondazione della socialdemocrazia tedesca sui “Socialdemocratici nell’Europa in crisi”. L’intervento dell’ esponente socialista, già presidente del Consiglio, è ripreso nel nuovo numero della rivista Critica Sociale.
Numerose le presenze di relatori internazionali all’iniziativa voluta da Emanule Macaluso (che ha concluso i lavori) tra i quali H.Meyer (London school of Economics), J-C. Cambadeis(responsabile per il PS francese dei rapporti internaionali), F.Hoffer (Labour University), H.Joebges (Technische Universitat, Berlino), M.Mc Ivor (Renewal),C.Belfrage (Queen Mary College, University of London) e I.Bouvet (Fondation Jean-Jaures).
Tra gli italiani presenti, oltre a Giuliano Amato, sono intervenuti nella discussione Pia Locatelli (presidente dell’Internazionale socialista Donne), Paolo Franchi, P. Borioni(Sapienza di Roma), E.Landoni (Statale di Milano).
“Se il Consiglio europeo di metà dicembre – ha ammonito Amato – non riuscirà a rimettere al centro dell’attenzione, al fianco delle politiche di aggiustamento finanziario e fiscale, le politiche per la crescita, ecco, arriveremo ad un passo dal rischio di desertificazione di tre quarti dell’Europa. Che danneggerà la stessa Germania, la quale ha bisogno di noi: basta guardare i dati sul commercio internazionale tedesco per vedere che i più grandi compratori sono la Cina e gli “sciagurati” Paesi meridionali dell’Europa che tanto fanno irritare il contribuente tedesco.
Bisogna arrivare a capirsi, bisogna veramente arrivare a capirsi.
Insomma, noi tutti abbiamo aderito a questa visione del “prima di tutto l’aggiustamento” che la Germania ha portato avanti in questi mesi. Non sarò io a negarlo.
Però attenzione! Non possiamo trattare allo stesso modo Paesi i cui conti pubblici sono saltati per politiche domestiche irresponsabili, e Paesi nei quali i conti pubblici stanno saltando perchè sono stati assorbiti dal debito pubblico, i debiti privati. Insomma, c’è poco da fare: il debito irlandese è arrivato al 30 per cento perchè si sono salvate delle banche.
Ma allora chiariamoci le idee per il futuro – ha concluso – Cosa è meglio? Che non fallisca nessuna banca e che fallisca un intero Paese, oppure che fallisca ogni tanto una banca, ma non fallisca un intero Pese? L’esperienza che stiamo facendo è proprio questa”.
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