“Nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione”: la frase di Georg Wilhelm Friedrich Hegel è tra le preferite di Antonella Negri-Clementi. Partner fondatore, Presidente e AD di Global Strategy, Antonella Negri-Clementi è laureata in Economia Aziendale alla Bocconi, università dove è stata anche professoressa di Programmazione e Controllo (insegnando anche in SDA e al Politecnico). Ha contemporaneamente intrapreso la carriera di consulente d’impresa, diventando partner e consigliere di amministrazione del gruppo Cast e partner fondatore del gruppo Council, nonché amministratore delegato della Conceive. Ha inoltre sviluppato esperienze dirette di gestione aziendale, ristrutturando in qualità di AD aziende in crisi e realizzando un LBO nel settore cartotecnico.
D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. Se guardiamo propriamente al significato della parola “innovare”, vediamo che si tratta della capacità di alterare cose già esistenti per crearne di nuove, sovvertendo schemi e realtà prestabilite. Ecco che quindi un vero innovatore è colui che è in grado di avere una visione generale delle situazioni, scandagliare tutti gli elementi che le compongono e creare, da questi medesimi elementi, qualcosa che non si era mai visto prima ma che paradossalmente è in grado di sposarsi perfettamente con la realtà delle cose. Per me un innovatore è quindi prima di tutto il connubio, quasi un ossimoro, tra un visionario e un pragmatico.
D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. Ho forse un pensiero controcorrente in merito, perché credo che tutto ciò che in futuro sarà considerato rivoluzionario, non sarà altro che il recupero di ciò che c’è già stato, ma in chiave diversa. La vera innovazione sarà cioè ritornare a vecchi modelli sociali, economici e di business ma migliorandoli grazie ai nuovi strumenti a disposizione.
Abbiamo a mio parere vissuto un periodo in cui il progresso non è stato accompagnato da una crescita responsabile, ma questa cosa sta pian piano venendo a galla. Quindi saranno innovazioni in grado di cambiare il nostro futuro quelle che non smetteranno di strizzare l’occhio anche al passato.
D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Sicuramente il leader è prima di tutto una guida, è colui che ti dà la direzione da seguire spiegandoti anche come farlo, ma contemporaneamente capace di ascoltare il proprio team, mettendosi in discussione. I suoi interessi sono secondari al raggiungimento degli obiettivi dell’organizzazione che guida, traghettandola al successo. Il leader è colui che “condivide”, anche se ciò vuol dire restare nell’ombra.
D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Sono due le persone che non posso fare a meno di ricordare: i professori e economisti Vittorio Coda e l’indimenticabile Claudio Demattè, scomparso purtroppo nel 2004. Ho avuto il piacere e l’onore di collaborare con loro nel Gruppo Cast, e per me sono stati due veri e propri maestri, cui devo tanti dei risultati che ho raggiunto. Claudio era proprio come lo ha descritto Ferruccio de Bortoli: “Claudio Dematté ha tenuto sempre la testa alta, il cervello al riparo, i piedi per terra. Saggezza montanara e scienza raffinata.”
D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. La mia più grande paura è di non riuscire a realizzare tutto quello che ho in mente, la mia più grande speranza di non smettere mai di avere in mente qualcosa da realizzare.
D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Attualmente sono presidente e amministratore delegato di Global Strategy, società di consulenza strategica e finanziaria che ho fondato a Milano 10 anni fa. Ovviamente, essendo un mio progetto e una mia creazione, Global Strategy è il mio presente e il mio futuro. Ci occupiamo molto di PMI, che considero il vero tessuto imprenditoriale italiano, un tessuto fatto di piccoli imprenditori e di progetti diventati poi impresa. Ogni anno elaboriamo uno studio denominato “Osservatorio PMI”, un’analisi con lo scopo di individuare quelle che sono, a livello nazionale, le piccole e medie imprese “eccellenti”. Spero che nel futuro il numero di queste imprese diventi sempre più alto, e che l’Osservatorio abbia così sempre nuove storie imprenditoriali di successo da raccontare.
D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
R. Mi emozionano le nuove sfide, mi fa arrabbiare chi abbandona senza combattere.
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