“Optimism is an essential ingredient of innovation. How else can the individual welcome change over security, adventure over staying in safe places?”. Il pensiero di Robert Noyce è caro a Federico Carli.
Economista e manager, Carli presiede l’Associazione di cultura economica e politica intitolata a Guido Carli, di cui ha curato l’Opera Omnia. E’ professore straordinario di Politica Economica presso l’Università Guglielmo Marconi, ove tiene anche un corso in Politiche per l’Ambiente, e insegna Comunicazione Integrata presso l’Università La Sapienza. Ha insegnato in importanti università Economia del Turismo, Economia dell’Innovazione, Economia Internazionale. Ha maturato esperienze professionali in diverse multinazionali fra Italia e Sudamerica. Svolge attività di consulenza per l’internazionalizzazione delle imprese. I suoi articoli vengono pubblicati su alcune fra le maggiori testate italiane e straniere.
Relatore in numerose conferenze, è curatore dell’opera “La Banca d’Italia e l’economia. L’analisi dei governatori” e autore di libri sull’economia italiana e l’integrazione europea (tra gli altri editori, ha scritto con Bollati Boringhieri, Nino Aragno Editore, Laterza, Luiss University Press, La Nuova Antologia, Il Canneto Editore).
D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. Innovatore è chi ha il coraggio (e le idee) di mettere in discussione le regole. L’innovatore esercita costantemente il pensiero critico e ha la forza di collocarsi in una posizione scomoda, perché questo esercizio attira più antipatie e invidie che simpatie. Le antipatie di coloro i quali si sentono messi in pericolo dal cambiamento e le invidie di coloro i quali non hanno il coraggio (o le idee) per svolgere questo ruolo. L’innovatore è attraversato da una vena di follia. Citando G.B. Shaw: “Il saggio adatta sé stesso alle condizioni del mondo; il pazzo pretende di modificarle, ed è per questo che il progresso è sempre stato il prodotto dell’azione dei pazzi”. È più facile e comodo essere saggi che pazzi, ecco perché i veri innovatori scarseggiano.
D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. L’evoluzione dell’intelligenza artificiale e lo sviluppo della realtà virtuale faranno passi da gigante, così come l’esplorazione dello spazio. Lo sviluppo delle blockchain avrà un impatto notevole sulla qualità delle nostre vite. Penso poi ai settori della medicina, dei trasporti, della produzione e distribuzione di energia, della difesa, delle telecomunicazioni e della produzione di nuovi materiali come elementi trainanti per il progresso dell’uomo nel rispetto dell’ambiente.
D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Il leader è in grado di porre la propria organizzazione sulla frontiera dell’efficienza e della modernità, ha visione e la sua autorevolezza deriva dall’esempio più che dalla carica che riveste. Il leader non subisce il cambiamento, ma immagina il futuro, sa orientare gli eventi e guida con mano ferma l’imbarcazione di cui regge il timone nell’oceano dell’incertezza e del non conoscibile. Non dimentichiamo che per sconfiggere l’ansia che talvolta l’ignoto può generare nell’animo umano, possiamo essere tentati di pensare che l’incertezza sia sempre un male. Invece l’incertezza è il sale della vita. Recentemente Mervyn King ha affermato che l’incertezza costituisce l’essenza dell’innovazione e dell’imprenditorialità. E’ anzi la forza trainante di un’economia di mercato, che si mette in moto proprio quando gli imprenditori scoprono e producono prodotti completamente nuovi e nuovi processi. Negli affari, come nelle arti e nelle scienze – e nella vita – incertezza e creatività sono inseparabili. Il grande successo della razza umana non è mai derivato dalla capacità di prevedere il futuro ma dalla capacità di adattarsi ai mutamenti imposti dalle circostanze. Ecco, un leader dentro di sé conosce tutto questo. Egli sa che un certo spazio deve essere mantenuto per l’irrazionale, nelle decisioni dell’uomo; tale spazio permette di guardare lontano, oltre ciò che può essere preveduto, consentendo ancora la gioia dell’imprevedibile e dell’imprevisto. Come per l’innovatore, la qualità principale di un leader è il coraggio. E come l’innovatore, anche il leader rischia di attirarsi qualche antipatia e qualche invidia.
D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. In primo luogo i miei genitori, mia moglie e mio figlio. In secondo luogo i miei maestri. Maestri di vita dai quali io ho appreso il principio della lealtà, che si esprime nella libertà con cui si manifestano i giudizi, anche quando questi non siano graditi agli interlocutori. Non è facile incontrare buoni maestri, io sono stato fortunato.
D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. Non che mi voglia ergere a innovatore o a leader, ma non ho grandi paure; piuttosto preoccupazioni. Sergio Paronetto, principale consigliere economico di De Gasperi, scrisse frasi bellissime sul senso della vita: non dobbiamo avere paura. La mia più grande speranza sono i bambini: nei bambini ci sono la gioia, la fiducia, la bellezza da cui deriva la speranza che ci deve accompagnare nel nostro cammino. verso un futuro che non può che essere ignoto.
D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Tra i vari progetti di cui mi occupo, desidero citare lo sforzo che con un affiatato gruppo di persone stiamo profondendo per l’Associazione di cultura economica e politica Guido Carli, aperta alle idee di intellettuali, imprenditori, professionisti e giovani brillanti e motivati che vogliano dare il proprio contributo per elevare la qualità del dibattito pubblico italiano e favorire il progresso del Paese. Ci poniamo l’ambizioso obiettivo di distillare pensiero per fornire soluzioni reali ai problemi che da un quarto di secolo stanno soffocando le forze vive della nostra società. Tra i cambiamenti che inevitabilmente arriveranno, questo continuerà a essere il mio progetto per il futuro.
D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
R. Mi emoziona la nobiltà d’animo, più della stessa intelligenza che pure esercita un irresistibile fascino su di me. Non sopporto le persone meschine: chi è debole con i forti e forte con i deboli; faccio fatica a tollerare l’arroganza che si nutre dell’ignoranza, la grettezza mentale, la mancanza di schiena dritta e la volgarità che permea tutti questi orribili vizi.
Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.