Razzista, sessista, misogino, schiavista, suprematista bianco, guerrafondaio e chi più ne ha più ne metta. È un esponente del Black Lives Matter che parla di Donald Trump? No, sono le accuse che in Francia hanno portato sul banco degli imputati Napoleone Bonaparte. Avete capito bene: la Rèpublique del 2021, scossa dal vento dell’ideologia politicamente corretta, si è lacerata fino a poche settimane fa sull’opportunità di celebrare il bicentenario della morte dell’imperatore (Isola di Sant’Elena, 5 maggio 1821). Due i fronti contrapposti: coloro che vogliono celebrare questo bicentenario a conferma del posto che Napoleone occupa nella storia di Francia e coloro che vogliono metterne in evidenza i lati oscuri. Alla fine è stato costretto a intervenire il presidente Emmanuel Macron per mettere fine a questi contrasti che minacciavano, complice il clima pandemico, di far saltare tutte le celebrazioni napoleoniche. “Non mi stupisce affatto ciò che accade in Francia” dice Roberto Race, consulente di strategia aziendale e autore di “Napoleone il comunicatore”, pubblicato nel 2012 da Egea e di prossima uscita anche in inglese, francese e arabo.
Poco ci manca che la Francia che non celebri il bicentenario della scomparsa di Napoleone e lei non se ne meraviglia, Race?
“Napoleone è un gigante della Storia. Ma un gigante divisivo. Ovvio che con questo revisionismo infuriato nemmeno lui può starsene tranquillo su un piedistallo. Ma Napoleone può stare tranquillo, perchè è moderno, attuale”.
Da schiavista a moderno? Com’è possibile?
“Napoleone ha avuto una visione globale del mondo, non ristretta all’Europa, ma nella convinzione che l’Europa francofona fosse un player della scena internazionale dell’epoca, in cui giganteggiava la Russia e nasceva qualcosa di nuovo nel continente americano. Inoltre Napoleone è stato consapevole testimone della complessità del governo di una Nazione. Ha influenzato vari ambiti della vita pubblica, dall’architettura al diritto, dalla guerra alla cultura (pensiamo all’impulso dato agli studi di egittologia). Tutti segni tangibili ancora oggi”.
Perché lei parla di un Napoleone comunicatore, Race?
“Comunicatore perché è il primo leader, non capo proprio leader, che gestisce il consenso e il rapporto con l’opinione pubblica. E poi è il figlio del merito, si costruisce con il sacrificio giorno dopo giorno. Il fatto che il padre fosse un avvocato còrso e la madre una discendente di nobili casati italiani non sminuisce il suo cammino, anzi. Poi Napoleone usa i bollettini della Grand Armèe (la Grande Armata, l’esercito napoleonico) per i soldati, il Monitore per comunicare con l’intellighenzia, i dipinti per l’immaginario delle masse popolari. A tal proposito Napoleone usa i dipinti come fotografie. Oggi sarebbe una star dei social, altro che influencer! Sapeva modulare il messaggio sul mezzo attraverso il quale lo veicolava. È stato multimediale molto prima dei tempi. Potremmo dire che ha anticipato la comunicazione per target. A ogni pubblico il suo messaggio specifico”.
Cosa la affascina maggiormente dell’imperatore?
“La visione. Napoleone è uno dei pochi sconfitti della Storia che abbia trasmesso valori ai posteri. Nel suo caso la Storia non l’hanno scritta solo i vincitori, l’ha scritta anche Napoleone, persino al di là delle pagine del Memoriale di Sant’Elena. Direi che persino con la sua morte Napoleone ha comunicato qualcosa di molto significativo”.
Cosa pensa del “processo ideologico” che vede Napoleone imputato in Francia?
“Un revisionismo ignorante vuole riscrivere la storia con gli uzzoli del presente. Senza tenere conto del contesto generale in cui alcuni fatti si verificarono. Un revisionismo assurdo, anche perché celebrare un personaggio storico non significa beatificarlo. Ma è dall’analisi del passato che possiamo vivere con consapevolezza il presente e coltivare visioni per il futuro. Mettere a Napoleone l’etichetta di politicamente scorretto è un’assurdità sotto molti punti di vista, se ne sono resi conto anche in Francia per fortuna. Personalmente tenterei di fermare con tutte le mie forze chi provasse ad abbattere una statua di Napoleone. Questa corsa al politicamente corretto non può coinvolgere la Storia con questo furore iconoclasta, questa voglia feroce di distruggere ogni simbolo che si suppone sgradito. La Storia va studiata e compresa, altrimenti l’ignoranza genera mostri. Non possiamo lasciare temi così importanti e decisivi a minoranze rumorose e intolleranti nate principalmente sui social”.
Nell’Europa di oggi come si collocherebbe Napoleone?
“Napoleone è stato lo straordinario architetto di quella splendida edificazione chiamata Stato moderno. Ricordiamo inoltre che da primo console Napoleone ha elaborato e attuato un piano di risanamento quinquennale per il debito dei 36mila Comuni di Francia. Ne avremmo bisogno oggi per il Recovery Plan! I conti sempre uniti a una visione, naturalmente, perchè sine pecunia non cantantur missae, senza denari non si celebrano le messe”.