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Alessandra Torrisi: rivoluzione è evoluzione e innovazione

“Sono tante le citazioni che mi ispirano e da cui mi sento rappresentata ma ho deciso di riportare il titolo di un libro che sono grata di aver ricevuto, anche perché da allora l’ho adottato nel mio linguaggio quotidiano: Piano piano che ho fretta. (Boglione e Moraglio, 2009)”.

E’ questo il testo che è stato regalato dall’imprenditore Marco Boglione in occasione dell’intervista fatta da Alessandra Torrisi, classe 1986, torinese di nascita, doppia anima, una creativa e l’altra analitica. E’ una Designer di gioielli minimal dalle forme impreviste, Project Manager e Co-founder di Condividiamo Ltd con la quale supporta le piccole e medie aziende affinché siano più competitive sul mercato. A partire da questo progetto, sta preparando lo Spin Off: Click Clinique.

D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. L’innovatore è un creativo rivoluzionario, una persona piena di fantasia e coraggio che sa cogliere l’aria del cambiamento prima che questa inizi a farsi sentire. Può essere un capitano d’azienda così come un poeta, un matematico come un docente. Essere un innovatore non è una scelta in quanto dipende principalmente dall’intuito, che per la sua stessa natura non può essere insegnato, piuttosto è figlio della curiosità e dell’attenzione verso il mondo che ci circonda.

D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. Non saprei indicarne una soltanto ma sono sicura che saranno innovazioni capaci di portarci verso il miglioramento continuo delle condizioni di vita, seguendo due importanti direzioni. La prima procede nell’attuale senso di marcia guardando avanti come le criptovalute e la tecnologia blockchain che fanno parte di quei processi inarrestabili di finanza e sistemi di verifica decentralizzati. Anche la mobilità con mezzi di trasporto sempre più veloci ed efficienti come l’atteso Hyperloop, parzialmente italiano, fa parte di questo gruppo. Ma c’è anche un’altra direzione da non sottovalutare ed è quella che ha bisogno di fare un’inversione a U per poter andare avanti. Un esempio è l’economia circolare, di cui noi italiani siamo un esempio virtuoso, ed anche la riorganizzazione delle economie locali. Se potessi avere una palla di cristallo per poter guardare nel futuro mi aspetterei di trovare un mondo sempre più patient empowered, grazie alla prevenzione ed agli strumenti di autodiagnosi provenienti dal settore del Medtech.

D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Per prima cosa mi domanderei seriamente cosa significhi essere un leader. Credo che ogni genere di organizzazione, dal team di lavoro fino alla guida di grandi aziende, così come dalla famiglia alle squadre sportive, colui o colei che detiene la leadership, ed è in grado di mantenerla, è senz’altro la persona che più di chiunque altro è a servizio degli altri membri. La capacità di intuito e delega sono altre caratteristiche necessarie, così come la pratica coerente. Il suo ruolo, quindi, non è quello di semplice guida, a mio parere è soprattutto quello di fare da talent scout per riconoscere capacità e virtù del proprio gruppo e valorizzarli affidandogli il giusto ruolo, al giusto momento.

D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Qualunque risposta io possa dare, so che compirei qualche iniquità perché menzionare una sola persona significherebbe escluderne altre che sono o sono state altrettanto rilevanti. Devo dire che colui a cui ho pensato per primo è mio padre. Mai in nessun’altra persona ho potuto ammirare in maniera tanto lampante i benefici e le virtù del cambiamento. La capacità di sapersi rinnovare al momento opportuno, è una dote che mi sono sempre augurata di avere. Oggi posso dire di averla ereditata ma, forse, io ne abuso perché sono in continua ricerca del nuovo senza sosta.

D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. Mi sono sempre orientata nella vita secondo il qui e ora. Il presente rappresenta contemporaneamente la mia più grande paura e la più alta speranza. Perdermi il presente in attesa di ciò che deve arrivare è un errore che non mi perdono mai, quando accade, ma essendo madre ho imparato ad interessarmi anche al futuro perché è lì che andremo a vivere. Mi spaventa ciò che troveremo perciò, affinché domani sia un luogo ospitale e magari migliore, occorre fare delle azioni oggi. Poter prima comprendere gli errori del passato, per poi mostrare una via alternativa oggi ed infine essere capaci di rimediare è il più grande augurio che faccio a me e a tutti i miei coetanei.
La mia speranza la spiego attraverso le parole di Antonio Gramsci “Crisi è quel momento in cui il vecchio muore ed il nuovo stenta a nascere”. E io non credo al protrarsi delle crisi perché ci sono troppe menti giovani e brillanti per non avere ottimismo

D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Nell’ultimo anno mi sono occupata di sviluppare, insieme ai due primi fondatori, un progetto ambizioso che si pone l’obiettivo di aumentare la competitività delle piccole attività italiane mettendole in condizione di personalizzare i propri servizi, fidelizzare i propri clienti e offrire vantaggi concreti a tutti gli iscritti alla piattaforma che forniamo.
L’idea di valorizzare la competenza e il valore italiano è la stessa che mi ha spinto a occuparmi di un progetto editoriale che si contrappone con forza alle critiche distruttive, al pessimismo e ai soliti luoghi comuni relativi all’Italia e alla sua impresa. Tramite evidenze, testimonianze e pareri liberi mostro con umiltà, orgoglio ed ottimismo che siamo una grande potenza.
Click Clinique è il prossimo progetto che al momento è ancora in costruzione. L’idea è quella di applicare le logiche di libero mercato ai settori della medicina estetica e affini, creando un poliambulatorio online nel quale l’utente ha un doppio vantaggio: si rivolge ad un gatekeeper di fiducia che può interrogare in base alle proprie richieste ed entra a far parte di un circuito virtuoso che lo premia in quanto associato.  E poi ci sono tutte le idee nuove che magari non vedranno mai la luce del giorno per merito mio ma sono già lì, perciò prima o poi le vedrò in giro

D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare?
R. Mi emoziono come una bambina davanti al bello. A volte rimango incantata davanti a dettagli irrilevanti o invisibili per i più. Il mio ideale di bellezza è molto vicino ai concetti di semplicità e autenticità. Una risata, una persona, una reazione, una parola, un panorama, un’idea, un oggetto, una sfumatura. Sono dell’idea che ogni cosa che nasca in maniera spontanea abbia una energia dirompente e inconfondibile. Mi entusiasma il senso del magnifico, della sorpresa e della scoperta.
Mi fa arrabbiare, invece, la volgarità di pensiero, di parola e di modi. In generale mi delude ciò o colui che hanno la capacità di rovinare il bello, come un momento, un muro, un paesaggio, una speranza, il futuro.

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